Kucina di Kiara
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La ricetta di questo primo piatto l’ho vista in tantissimi blog, non l’avevo mai provata ma era sempre lì, in considerazione… è un primo piatto salutare nel quale i broccoli sono i protagonisti. Non mi è mai piaciuta questa verdura, ma nel corso degli anni, crescendo e sentendo ad ogni angolo che broccoli, cavoli, cavoletti, verze ecc… la fanno da padrone anche nella campagna di prevenzione ai tumori, mi sono autoconvinta che, oltre a fare bene, non sono nemmeno poi così tanto male… questo piatto l'ho gustato insieme alla mia inseparabile Amica Paola!!!!!!!!
La ricetta l'ho trovata qui!
Nei prossimi giorni vi sommergerò di ricette tratte dal nostro pranzo natalizio... più cena natalizia... più pranzo di Santo Stefano... credo di aver messo su una trentina di chili, mannaggia alla buona cucina!!!! Ahahahaha!!!! Ovviamente tutto quello che posterò non sarà solo frutto della mia cucina, ma anche di quella di Giannina, Magda, Elisa, Teresa.....


I tarallini sono uno dei nostri snack preferiti! Al posto dei popcorn, sul divano, spesso e volentieri finiscono interi sacchetti di tarallini acquistati al supermercato! Visto che in dispensa è finita l’ennesima scorta, mi sono ricordata di questa ricetta della cara Ornella Ammodomio. L’avevo già sperimentata tempo fa, ieri mi sono riproposta.

Riporto qui di seguito la sua ricetta, seguita pari pari:

500 gr. di farina
150 gr di olio extra vergine di oliva
vino bianco q.b.
sale q.b.

Mettere la farina sulla spianatoia mescolarvi il sale, formare al centro una conchetta ed aggiungere l’olio, impastare con il vino bianco tiepido, fino ad ottenere un impasto sodo ma non duro.Ricavare dall’impasto dei bastoncini e poi da questi i tarallini. Cuocere i tarallini poco per volta in acqua bollente per qualche minuti, scolarli con il mestolo forato quando salgono a galla ed adagiarli su un vassoio coperto da un canovaccio. Se possibile far riposare i taralli anche mezza giornata, prima di infornarli altrimenti.... Infornare tutto a 250° fino a doratura.

Questa è la ricetta base, i Taralli possono essere insaporiti in vari modi aggiungendo all'impasto gli aromi che si desidera. Per quelli alla cipolla per esempio, faccio rosolare un po' di cipolla affettata sottilmente nell'olio che poi uso nell'impasto. Sono buonissimi anche fatti con la pasta per il pane, non troppo "cresciuta" a cui si può aggiungere altra farina se è troppo morbid.




La polenta è sempre stato uno tra i miei piatti preferiti anche se, ultimamente, la cucino di rado. L’altro giorno ho comprato due belle salsicce fresche pensando di prepararle con la cipolla, per la gioia di Ale (un po’ meno per la mia, visto l’alito pestilenziale che poi si ritrova…. Ahahahah); poi, invece, avendo ancora nel congelatore una bella porzione di funghi raccolti da Mario, mi son detta “perché non con la salsiccia e la polenta”? Così avrei assaporato anch’io le salsicce e avrei salvato l’alito di Ale! Le dosi sono molto approssimative, le ho cucinate rigorosamente “ad occhio” e sono venute buonissime!

250 gr di farina di granoturco per polenta bramata
2 salsicce
funghi tipo chiodini
1 cipolla
salsa di pomodoro
sale, pepe e aromi
vino bianco q.b.

Prima di tutto ho messo sul fuoco un pentolino antiaderente con ca. 750 cl di acqua e un po’ di sale grosso da cucina (allo scopo di prevenire la formazione di grumi); vi ho versato la farina quando l’acqua era ancora tiepida in modo da evitare un violento impatto con l’acqua bollente, versandola a pioggia e mescolando lentamente (queste indicazioni le riporto dalla confezione della polenta…). Ho seguito il tempo di cottura consigliato, che è di ca. 40 minuti. Nel frattempo, in un’altra pentola, in due cucchiai d’olio vi ho soffritto la cipolla tagliata a fettine sottili alla quale ho aggiunto la salsiccia spezzettata; l’ho rosolata bene per qualche minuto, sfumata con del vino bianco e unito i funghi. Ho mescolato bene il tutto, ho aggiunto qualche cucchiaiata di salsa di pomodoro (rigorosamente fatta in casa da Giannina), insaporito con del sale, pepe e un pizzico di trito di aromi vari. Pronta la polenta, pronto l’accompagnamento a base di salsicce e funghi: risultato ottimo!






Questo non è un primo tipicamente lodigiano, ma qui a casa piace sempre molto! Agli spaghetti, non me ne vogliate, preferiamo sempre la pasta corta e da qui la scelta delle mezze penne rigate; la ricetta l’ho presa pari pari dal “Cucchiaio d’argento” ma si accettano consigli, pareri e critiche per migliorare!

Una curiosità... credevo che questa pasta fosse una ricetta tipica romana, invece, leggendone la storia su Wikipedia ho scoperto che:

"Quando è nata l'amatriciana, Amatrice faceva parte del Regno delle Due Sicilie, dipartimento dell'Abruzzo Ultra. Contrariamente a quanto si pensi, dunque, non ha alcun legame storico con la città di Roma, all'epoca capitale dello Stato della Chiesa, ancorché sia ben apprezzata dai Romani. Essi l'hanno importata piuttosto tardi, dopo l'annessione delle Due Sicilie e dello Stato pontificio al Regno di Sardegna, dai pastori di Amatrice, i quali transumavano con le loro greggi nella campagna romana durante il periodo invernale ed erano soliti recarsi a Roma per vendere i loro prodotti caseari e le carni ovine e bovine.[senza fonte]
Invero prima di chiamarsi amatriciana, si chiamava gricia (o più propriamente griscia); questo nome deriva da un piccolo paesino a pochi chilometri da Amatrice, frazione del comune di Accumoli, di nome Grisciano. La griscia, ricetta antichissima (probabilmente precedente alla scoperta dell'America[senza fonte], da cui l'ortaggio rosso proviene), era ed è ancora conosciuta come l'amatriciana senza il pomodoro, anche se differisce per alcuni ingredienti. L'utilizzo del pomodoro con gli spaghetti fu descritto per la prima volta dal gastronomo francese Grimond de la Reyniére nel 1807 nell'Almanach des gourmandes: è probabilmente nel periodo della conquista napoleonica (1798-1814) che l'uso del pomodoro come sugo di condimento della pasta si diffonde lungo la penisola italica."

Ingredienti per 4 persone:

350 gr di spaghetti (io mezze penne rigate)
100 gr di guanciale o di pancetta
500 gr di pomodori (io pelati)
peperoncino
1 cipolla
olio
sale
pepe

In una casseruola spennellata d’olio mettete il guanciale (o la pancetta) a dadini e fate soffriggere. Appena il grasso si è completamente sciolto aggiungete la cipolla tagliata a fettine sottili, fatela diventare leggermente dorata e poi unite i pomodori spellati, privati dei semi e spezzettati, il peperoncino sminuzzato, un pizzico di sale e uno di pepe. Coprite e cuocete per circa 40 minuti aggiungendo, se occorre, un po’ d’acqua calda. Lessate in acqua salata la pasta, scolatela al dente e conditela con la salsa sul piatto da portata caldo.

Ebbene si... ce l'ho fatta! Ho partecipato al mio primo concorso ufficiale! Trattasi del Concorso "Verrine in rete", vi ho aderito con la ricetta della mitica foodblogger Sandra Salerno: "Uova in camicia con peperoni"... perchè questa scelta? Ovvio! Ho sempre amato gli ingredienti "primari": sono loro che danno vita alle più svariate ricette, come i colori. Essendo la mia vita intrisa di grafica e disegno, sono sempre rimasta affascinata, sin da piccola, dai colori primari e da quello che può nascere da un semplice ciano, magenta o giallo; così come in cucina: uova, farina, zucchero... quanti piatti si possono creare?!? Basta aggiugere un pizzico di fantasia ed il gioco è fatto!

Ovviamente vi sarete anche accorti della particolarità delle foto: per questo devo ringraziare Exzio e la sua di fantasia! Io ai fornelli e lui alla macchina fotografica! Potrebbe nascere una bella collaborazione... staremo a vedere! ;-D






Un’alternativa alla carbonara (che non mi viene mai buona, mai, mai, mai, uff……….) è questa pasta in giallo! Un po’ di colore in questo inverno grigio e freddo non guasta di certo! Ecco la ricetta:

Ingredienti per 4 persone:

300 gr. di pipe rigate
100 gr. di speck
parmigiano reggiano
una bustina di zafferano
prezzemolo
1 uovo
latte
olio extra vergine di oliva
sale
pepe

Tagliate a dadini lo speck e fatelo cuocere in una padella ben calda senza aggiungere altri grassi, finchè non sarà ben croccante. In una tazza sbattete insieme l’uovo con lo zafferano, due dita di latte e tre cucchiaiate di parmigiano, sale e pepe. Cuocete la pasta al dente, scola tela e versa tela nella padella con lo speck, mescolate bene poi, fuori dal fuoco, aggiungete il composto a base d’uovo e il prezzemolo tritato. Servire con un filo d’olio.


Domenica è sempre domenica…. Piove sempre di domenica! Oramai non guardo più nemmeno le previsioni del tempo perché già so… questa mattina però di acqua dal cielo non ne scendeva, ma l’aria pungente che tirava non lasciava presagire a nulla di buono…infatti… detto fatto: nevica! Per coccolarci un po’ e scaldarci il cuore, mi è sembrata la giornata ideale per fare queste splendide treccine la cui ricetta l’avevo segnata più di un anno fa, quando avevo appena scoperto il blog di Antonella, Croce e Delizia… amore a prima vista! Per la ricetta vi rimando a lei, non ho cambiato nulla… il risultato è stato soddisfacente e lo scopo è stato raggiunto: morale più alto e cuore scaldato! Preparo il thè… vi aspetto, ce né per tutti.




L’altra sera ho cucinato questa pasta, ispirandomi ad una ricetta trovata su internet che prevedeva queste due verdure sposarsi in un risotto… Ale però, di mangiare un risotto non ne aveva proprio voglia, e quindi vai di pappardelle all’uovo! Non avevo mai mangiato nulla con zucchine e funghi e l’accostamento mi ha piacevolmente stupito…Io ho usato dei funghi chiodini perchè papà Mario, nelle sue passeggiate mattutine, ne ha trovati a borsate! Questa pioggia che ci cade sulla testa da giorni e giorni e giorni e giorni… qualcosa di buono a casa mia l’ha portato….

Ingredienti per 2 persone:
125 gr di pappardelle all’uovo
2 zucchine medie
funghi chiodini (regolatevi voi, io ho messo quelli che avevo)
mezzo bicchiere di panna fresca
1 cipollina
olio extra vergine di oliva
sale
pepe

Pulite e lavate i funghi e le zucchine; tagliate a tocchetti grossolani i primi e affettate le seconde; io, per comodità mia, avendo poi preparato anche un secondo piatto a base di chiodini, ho cucinato le due verdure separatamente, facendo saltare le zucchine in una padella con un filo d’olio e i chiodini in un altro tegame, dove prima ho fatto appassire la cipollina tagliata a fettine molto sottili. Salate, pepate e unite le zucchine e i chiodini dopo una decina di minuti di cottura, amalgamandoli con la panna fresca. Nel frattempo lessate le pappardelle in abbondante acqua salata, scolatele al dente e unitele al composto. Mescolate bene il tutto e servite.


A volte io ed Ale amiamo farci male… o meglio, amiamo far del male al nostro fegato e andare contro tutti i principi del benessere a tavola, strafogandoci di “schifezze” e di cibi non proprio salutari. Ieri sera è stata la volta di quello che io chiamo volgarmente “gnocco fritto”. Non me ne vogliano gli emiliani, io lo chiamo così solo per farmi capire da chi mi sta accanto; si tratta semplicemente di pasta per la pizza stesa all’altezza di ca. 4/5 mm, tagliata a quadri o a triangoli, fritta in una pentola con bordi alti in abbondante olio d’oliva…. accompagnata da fette di lardo che, a contatto con lo gnocco caldo, si sciolgono… una goduria! Stanotte, probabilmente, avremo degli incubi, vista la “leggerezza” della cena… ma ne è valsa la pena!







Oggi sono troppo arrabbiata per scrivere qualcosa... quindi vi lascio alla ricetta nuda e cruda.... e alla foto che è di una tristezza... rispecchia proprio il mio stato d'animo... anche se forse ci sarebbero state meglio delle uova strapazzate....
un abbraccio dalla vostra amica un po' lunatica....

Per 4 persone:
6 uova
150 gr di funghi chiodini
60 gr di burro
panna
curry
1 cipolla
farina
sale
pepe

Pulite bene i funghi e tagliateli a pezzi. In un tegame sciogliete metà burro e lasciatevi appassire la cipolla tagliata a fettine molto sottili. Quindi, unite i funghi e fateli insaporire per alcuni minuti. Regolate di sale e pepe. Aggiungete un pizzico di farina, mezzo bicchiere di panna e il curry (se vi piace). Mescolate il tutto e cuocete a fuoco moderato per circa mezz’ora. Sbattete leggermente le uova, aggiungete un cucchiaio d’acqua fredda, un pizzico di sale ed uno di pepe. In una padella scaldate il restante burro, versatevi il composto e cuocete l’omelette in modo che resti asciutta sotto e morbida sopra. Su metà superficie disponete i funghi, sopra ripiegatevi l’altra parte e con delicatezza fate scivolare l’omelette su un piatto da portata caldo.





Questa splendida torta non è opera mia ma di mia madre... la domenica a pranzo è giorno di ritrovo per la mia famiglia... io, i miei fratelli e rispettive famiglie ci troviamo tutti intorno allo stesso tavolo per parlare del più e del meno, di quello che la settimana ha riservato ad ognuno e la Gianna si diletta nell'esecuzione splendide ricette, quali: pasta al forno, gnocchi, ravioli, arrosti... e non mancano di certo le torte! La ricetta di questa torta è di Elisa, la mia cognatina, l'esecuzione è di Giannina e la foto (e assaggio) è mia:





Credo sia l’ultima ricetta del 2010 a base di radicchio… (però mai dire mai Kiarina…); oramai l’ho sperimentato per bene, scoprendo un ortaggio versatile, adatto a qualsiasi portata. E’ bello pensare come questa verdura, un tempo cibo delle classi più povere, oggi sia celebrata dai grandi chef come protagonista di piatti particolarmente raffinati. Quello che ho utilizzato in tutte le mie ricette, come già detto, proviene direttamente dall’orto di mio padre e si tratta di radicchio rosso di Chioggia; è il più coltivato ed è quello dalla forma tondeggiante, per intenderci… ho scoperto che, per smorzare il sapore amarognolo, si possono lasciare le foglie in ammollo in acqua per almeno due ore prima di cucinarlo.

Ingredienti per 4 persone:
400 gr di mezze maniche
250 gr di salsiccia
200 gr di radicchio
150 gr di caprino
Parmigiano o grana grattugiato
Olio extra vergine di oliva
Sale
pepe

Mondate e lavate il radicchio, tagliatelo a striscioline e tenetelo da parte. Scaldate l’olio in una padella antiaderente, unite la salsiccia sbriciolata, salate e pepate e fate rosolare per 5 minuti. Aggiungete il radicchio tagliato a striscioline e saltate il condimento per altri 5 minuti, salate e pepate. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata e scolatela al dente, conservando un po’ dell’acqua di cottura. Aggiungete il caprino al composto di salsiccia e radicchio e stemperatelo a fuoco spento. Versatevi la pasta e mescolate il tutto amalgamando bene i sapori.




Il librino di Alda per me è una Bibbia, per tutta la storia che lo avvolge e soprattutto per lei (che non ho mai conosciuto, purtroppo) e i suoi preziosi suggerimenti…. Ogni volta che lo sfoglio trovo qualcosa di interessante che il giorno prima non avevo visto, come questi biscottini all’arancia. Riporto la ricetta pari pari, non ho cambiato niente se non la glassa… mi è venuta troppo liquida; ho letto solo dopo un suo suggerimento nel quale, diceva, di aggiungere solo qualche goccia di succo d’arancia allo zucchero a velo…danno ormai fatto; se volete farli anche voi, usate questo accorgimento.

250 gr di farina
150 gr di burro
75 gr di zucchero a velo
2 tuorli
2 cucchiai di succo d’arancia
buccia grattugiata di un’arancia

preparate la pasta frolla con gli ingredienti sopra indicati, si ottiene un impasto molto morbido, che si mette in una tasca da pasticcere; si formano tanti anelli sulla piastra foderata di carta da forno e si cuociono a fuoco moderato (175°-180°C) una quindicina di minuti (occhio al calore del forno, se è troppo alto gli anelli si allargheranno; devono invece mantenere i “solchi” lasciati dall’imboccatura della siringa. Lasciare raffreddare sulla piastra dopo la cottura. Preparate una glassa con 200 gr di zucchero a velo e il succo d’arancia necesario per ottenere un composto denso; intingere gli anelli a metà nella glassa e decorare con striscioline di buccia d’arancia.




Per chiunque voglia dedicarsi alla cucina è determinante partire dalla conoscenza di impasti e preparazioni di base e imparare a farli alla perfezione. Per preparare una buona besciamella, non so quanto tempo ho impiegato… tanto, forse troppo, ma alla fine ho raggiunto un risultato soddisfacente. Bisogna inculcarsi nella mente (e nel palato) che la bontà di una salsa è racchiusa nel suo profumo, nella sua leggerezza, nella sua fragranza. Usate un pentolino che sia almeno di alluminio con doppio fondo (meglio se di rame stagnato che io, ovviamente, non ho ancora…), lasciate fondere 50 gr di burro a fuoco moderato; unite pari quantità di farina mescolando con la frusta. Quindi versate ½ litro di latte freddo tutto in una volta continuando a mescolare finchè inizia a bollire. Salate, diminuite l’intensità della fiamma e cuocete per almeno 20 minuti coperto, mescolando di tanto in tanto: la besciamella non deve assolutamente “sapere” di farina. Togliete dal fuoco, regolate, se occorre il sale e, volendo (io lo consiglio), insaporite con un pizzico di noce moscata oppure di pepe. Se la besciamella fosse venuta troppo soda aggiungete un po’ di latte. Se troppo liquida, ponete sul fuoco aggiungendo una noce di burro infarinata. Per una besciamella più ricca sostituire la metà del latte con altrettanta panna liquida; per una besciamella più leggera, unite metà latte e metà acqua.

La ricetta e tutte le interessanti informazioni descritte sopra, sono tratte dalla mia bibbia di fiducia: Il Cucchiaio d’Argento e dalla mia cuoca di fiducia: mia madre.



Eccoci qui… l’ennesima domenica grigia e uggiosa, fuori e dentro me… un senso di malinconia e solitudine mi prende e mi divora il cuore e lo stomaco, ogni volta che litigo con qualcuno a cui voglio bene; mi dico che il sole prima o poi rispunterà, ma intanto il tempo è brutto e tu non ci puoi far nulla se non aspettare…

Ecco allora tanti cuoricini, si tanti… tanti quanti sono i frammenti in cui si è rotto il mio… ma poi tutto si aggiusta, vero? Anche i cuoricini…

Per farli, l’insostituibile frolla di Paoletta a cui ho aggiunto, tra gli aromi, oltre alla scorza grattugiata di un’arancia, mezza fialetta di essenza di arancia per intensificarne il sapore autunnale.




Questa ricetta l’ho trovata tanto tanto tempo fa, quando ancora non sapevo che mi piacesse cucinare…. L’ho scovata sul blog Fiori di zucca e l’ho fatta e rifatta non so quante volte, cambiando sempre il “contenuto” (al posto dei peperoni, non molto digeribili, ho messo funghi tritati, spinaci… al posto del prosciutto cotto ho sempre messo salumi più saporiti come speck, pancetta o mortadella e infine, al posto del parmigiano ho preferito scamorza o fontina). Ve li consiglio, il sapore dello zafferano è insolito e squisito e la morbidezza che li contraddistingue vi conquisterà!

Ingredienti:

500 gr di petto di pollo a fettine
2 peperoni gialli o rossi (io ho usato peperoni verdi – quelli che avevo in casa - li ho grigliati e privati della buccia)
2 cucchiai di olive nere snocciolate
2 bustine di zafferano
500 lt di brodo vegetale o di pollo (io vegetale)
qualche fetta di prosciutto cotto (io speck)
un pezzo di formaggio parmigiano (io scamorza)
1 spicchio d’aglio, olio, sale

Preparate gli involtini di pollo mettendo una fettina di speck, qualche fettina di peperone e qualche strisciolina di scamorza. Salate, pepate e chiudete bene fissando con uno spago. In una padella riscaldate olio e aglio a pezzettini (io intero, poi l’ho tolto) e fate rosolare i petti di pollo da entrambe i lati. Aggiungete le olive tagliate a pezzetti e l’altro peperone tagliato anch’esso a pezzetti. Versate il brodo e lo zafferano. Mescolate bene e fate cuocere a fiamma moderata per circa 20/30 minuti. Il pollo dovrá rimanere morbido e non si dovrá seccare. Girate gli involtini durante la cottura in modo che il colore dello zafferano prenda entrambe i lati. Servite ben caldi accompagnando con il sughetto stesso.




Questo è l’altro antipasto finger food preparato in occasione della cena con Daniela e la sua famiglia. Io li chiamo volgarmente “cestini”, ma dalla forma forse ricordano tutto fuorchè cestini… va beh, non si può ottenere tutto! Non per niente, il sottotitolo del mio blog, ricorda che faccio pasticci in cucina… ;-D

1 rotolo di pasta sfoglia rettangolare
200 gr di salsiccia
200 gr di radicchio rosso
1 scalogno
1 caprino
sale&pepe
olio extra vergine di oliva

Srotolate la pasta sfoglia e ricavate dei cerchi, aiutandovi con una tazza (dal diametro di 8 cm); imburrate e infarinate uno stampo per muffin e adagiatevi i cerchi di sfoglia, in modo da formare dei cestini (se ci riuscite… voi sicuramente si, io non tanto….); riempiteli poi con i pesi o con fagioli secchi e inforna teli a 180°C fino a che non diventano dorati. Nel frattempo, in una padella, fate rosolare lo scalogno tritato in due cucchiai d’olio, aggiungete quindi la salsiccia sbriciolata e cuocete per 5 minuti. Aggiungete il radicchio mondato, lavato e tagliato a striscioline e fate cuocere per altri 5 minuti; salate e pepate. Sfornate quindi i “cestini”, lasciateli intiepidire, svuotateli dei pesi e riempiteli con il ripieno preparato, alternandolo al caprino. Io l’ho ripassato nel forno caldo per 5 minuti prima di servire.

Anche in questo caso, le foto sono state gentilmente sistemate e ritoccate dal carissimo Ziopiero...


Sabato sera, ospiti a cena… e non ospiti qualunque, vengono la Dany con Cristian e Simone!!! Penso ad un possibile menù, niente di ciò che non avete già visto nel blog, ma l’antipasto mi sembra scarso; avevo pensato a dei cestini di pasta sfoglia ripieni (che posterò più avanti) ma adesso che me li vedo davanti mi sembrano scarsi… troppo poco. Nello stesso tempo non volevo fare chissà cosa, anche perché, il primo piatto, è la teglia di crespelle ripiene, che già riempiono i pancini da sole; il tempo a disposizione però è poco…. allora ecco che mi si illumina la lampadina: baci di dama salati! Perfetto finger food, che può piacere anche al bambino!

80 gr di burro
100 gr di farina
100 gr di mandorle tritate finemente (in teoria andavano anche pelate ma non ne avevo il tempo)
80 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
1 pizzico di sale

Per il ripieno: io ho usato del caprino mescolato a foglie di basilico tritate, ma potete usare mascarpone, ricotta, Philadelphia o qualsiasi formaggio fresco vi suggerisca la vostra fantasia.

Versate le mandorle, il Parmigiano, il sale e la farina in una ciotola (io nella tazza del robot); aggiungete poi il burro freddo tagliato a cubetti, quindi impastate fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Dividete l’impasto in palline di circa 2 cm di diametro o anche più piccole se preferite. Adagiate le palline su di una teglia foderata con carta forno, distanziandole l’una dall’altra; infornate in forno già caldo a 180° per circa 20 minuti, dopodiché estraete la teglia e lasciate raffreddare i biscottini salati. Nel frattempo mescolate le foglie di basilico tritate al caprino e, aiutandosi con un cucchiaino, farcite la parte piatta del biscottino quindi poggiate su di esso l’altra parte piatta di un secondo biscottino, così da formare un bacio. Procedete alla stessa maniera fino all’esaurimento dei biscottini.

P.S. - me ne stavo quasi dimenticando.... Fotoritocco dello Ziopieroooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



Il titolo del post parla chiaro e dice tutto: questa ricetta l'ho trovata sul blog del mitico Ziopiero e non appena le mie papille gustative ne sono venute a contatto (con la torta s'intende... ;-) sono rimasta folgorata! Ma quanto è buona?!?!?!? L'unica mia variante è stata fare la pasta frolla alla maniera di Paoletta... secondo me è spettacolare! Ho aggiunto, come aroma, la scorza grattugiata di un'arancia (per stare in tema) e il risultato è stato sublime, una vera delizia! ...Ecco, poi magari non fate il pasticcio che ho fatto io (benedetta ragazza), ossia di capovolgere la torta per farne bella figura su di un piatto da portata, quando questa è ancora tiepida... OVVIAMENTE (vero Chiara?!?) vi rimarrebbe attaccata al piatto che usereste per girarla.... beh, danno fatto; i commensali hanno apprezzato lo stesso... sono una pasticciona, cosa ci posso fare??????? ;-(

Da notare le foto: sono state entrambe gentilmente ritoccate dal Maestro ZioPiero! Se sono belle è solo merito suo e del suo occhio clinico, quindi a lui le lodi, please....




Dopo giorni e giorni di corse frenetiche, finalmente una sera in cui io e mio marito ceniamo insieme, con calma, parlando di tutte quelle cose di cui avremmo voluto parlare nei giorni scorsi ma che, per un motivo o per l’altro, non siamo riusciti a fare; per me questo è stato un evento e, come tale, andava festeggiato con una cena completa (per completa intendo almeno con un primo ed un secondo, quando invece, generalmente, ci accontentiamo solo dell’uno o dell’altro); avevo comprato del mascarpone fresco e con 250 gr ho preparato un primo ed un secondo. Il secondo piatto lo posterò in seguito, ora concentriamoci sulla pasta:

125 gr di pappardelle all’uovo
125 gr di mascarpone fresco
2 zucchine medie
2 filetti d’acciuga
1 spicchio d’aglio
2 cucchiai d’olio extra vergine di oliva
sale
pepe

Lavate le zucchine, spuntatele e affettatele con un pelapatate a fettine sottili. Mettete in una padella l’olio, aggiungete l’aglio e fatelo dorare; una volta dorato eliminate l’aglio, aggiungete le acciughe e fatele sciogliere. Aggiungete le zucchine quindi unite in padella il mascarpone e stemperate il tutto a fuoco dolce, poi aggiustate di sale e pepe. Lessate le pappardelle in abbondante acqua salata, scolatele al dente, unitele alla crema e fatele saltare qualche istante in padella con un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta.



E dopo il risotto con i pistacchi, è la volta di qualcosa di dolce… dei biscottini! Beh, vista la stazza, il temine corretto sarebbe biscottoni… la ricetta l’ho trovata sul sito www.pistacchiobronte.it. Premetto che, i pistacchi che ho utilizzato io, non sono di Bronte (purtroppo); nel mio supermercato di fiducia non se ne trovano; ho dovuto accontentarmi di “semplici pistacchi semplici”. Spero di non aver compromesso il risultato: da come li mangia Ale direi di no! ;-D

Ecco la ricetta:
1 uovo
100 gr di olio di semi (la prossima volta ne metterò meno perchè, secondo me, sono eccessivi 100 gr)
100 gr di zucchero semolato
50 gr di zucchero di canna (io non l'ho messo... non l'avevo uffiiiiiiiii)
1 cucchiaio di estratto di vaniglia (io mezza fiala)
100 gr di pistacchi tritati
180 gr di farina
100 gr di cioccolato bianco a pezzetti

Procedimento:
riscaldate il forno a 160°. Lessate per uno o due minuti i pistacchi in acqua bollente, per poterli spellare con più facilità (odio questa operazione! La odio! La odio! La odio!). quindi spellarli e tostarli in una padella antiaderente per qualche minuto. Quindi in una ciotola capiente mescolare tutti gli ingredienti versandoli nel recipiente nell’ordine in cui sono elencati nella lista degli ingredienti. Formare delle palline di impasto aiutandosi con un cucchiaio e deporle su una teglia rivestita di carta forno, a debita distanza l’una dall’altra. Cuocete nel forno caldo per circa 10-15 minuti.


Pistacchi, pistacchi, pistacchi… è la prima volta che mi presto a cucinare qualcosa con questo ingrediente; non so da cosa è nata l’idea… devo aver visto qualche particolare ricettina sul blog di qualcuno, che mi ha incuriosito; sta di fatto che stasera avevo voglia di sperimentare questo sfizioso risottino trovato in un pieghevole contenuto nel “Cucchiaio d’Argento”; devo dire che, contrariamente alle aspettative, il primo piatto ha appagato abbondantemente le aspettative del palato. Provatelo, ne vale la pena!

Ingredienti per 4 persone:

300 gr di riso Carnaroli
80 gr di pistacchi
100 gr di pancetta affumicata
1 bicchiere di vino bianco secco
brodo vegetale
1 scalogno
olio evo
sale
pepe

Mettete a bagno i pistacchi nell’acqua tiepida e poi togliete la pellicina che li avvolge (ed ho scoperto che è un lavoraccio: è ufficiale, odio togliere la pellicina ai pistacchi! Non mi passava più!). in una casseruola scaldate due cucchiai d’olio, fatevi sfinire lo scalogno tritato finemente e quando è diventato trasparente aggiungete il riso. Mescolate, spruzzate il vino, fate evaporare. Portate il riso a cottura versandovi un mestolo di brodo caldo alla volta. Nel frattempo in un padellino scaldate un cucchiaio di brodo e, a fuoco vivace, fatevi saltare la pancetta a cubetti giusto il tempo che la parte grassa diventi trasparente. Ritirate e tenete da parte in caldo. Quando il risotto è quasi cotto unite la pancetta e metà pistacchi. A fine cottura ritirate e insaporite con pepe e sale. Versate il risotto sul piatto da portata, cospargete con i restanti pistacchi tritati.


L’altra sera ho preparato questa deliziosa frittatina, dal momento in cui avevo un cespetto di radicchio che dal frigo mi faceva l’occhiolino; la ricetta prevedeva il doppio della quantità di radicchio… io, purtroppo, ho dovuto accontentarmi di quello che avevo. Niente di che, una frittata normale, però sono stata contenta di cucinarla. Quando l’ho detto a Giannina, mi ha guardato con un fare incerto da sotto gli occhiali; mi ha detto “Ma cosa fai, una frittata col radicchio? Mai sentita! Prendi gli spinaci, li ho freschi nel frigo, sicuramente viene più buona”… invece mammina mia, stavolta ti devo smentire: il nostro buon radicchio ha fatto la sua sporca figura!

Ingredienti per 3 persone:
3 uova
2 cespi di radicchio trevigiano
250 ml di panna fresca (è la prima volta che uso la panna nella frittata… so che tante storceranno il naso, però è venuta molto buona e delicata)
150 gr di parmigiano
½ cipolla
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
una noce di burro
sale
pepe

lavate il radicchio con acqua fredda corrente e tagliateli a striscioline sottili. In una terrina mescolate bene la panna col parmigiano grattugiato e le uova, precedentemente sbattute in una tazza; unite anche il radicchio e insaporite con sale e pepe. Mescolate con un cucchiaio di legno fino ad ottenere una crema omogenea. In un’ampia padella fate dorare la cipolla affettata finemente nel burro con l’olio, quindi versatevi il composto di uova, panna e radicchio e cuocete a fuoco basso, voltando da ambo i lati per completare la cottura.


Ecco che oggi vi presento un’altra variante delle crespelle, questa volta arrotolate su se stesse e tagliate in quattro parti. Per il procedimento su come realizzare la pastella, vi rimando alla precedente ricetta, postata poco tempo fa; anche il ripieno è simile solo che, al posto degli spinaci, ho usato gli asparagi selvatici, che Mario e Giannina raccoglievano quest’estate, durante le loro passeggiate mattutine, lungo le rive dei campi. Era l’ultimo sacchetto che avevo nel congelatore e, dovendo scegliere se fare una frittata o una teglia di crespelle, ho preferito quest’ultime. Le ho condite poi con una semplice besciamella, anche se Giannina avrebbe preferito il sugo di pomodoro...



L’orto di Mario ha smesso ormai da un po’ di dare alla luce le sue splendide zucchine; non si sapeva più in che salsa cucinarli sti’ benedetti ortaggi… bene, adesso si è messo a produrre radicchio, sempre in quantità industriali; fortunatamente il radicchio, come la zucchina, sono verdure che non riesco a odiare, anche dopo averne mangiate a dismisura… buon per lui e per me! La prima ricetta che inaugura la stagione “radicchiosa” è questo squisitissimo risotto! Dai sapori nettamente decisi (vedi speck e taleggio) in perfetta sintonia tra loro.

Ingredienti per 2 persone (le mie dosi sono sempre abbondanti…):

150 gr di riso Carnaroli
7/8 foglie di radicchio rosso
80 gr di speck
100 gr di taleggio DOP (scarsi, perché buona parte è finita nel pancino di Ale prima di riuscire a metterlo in pentola)
400 ml di brodo vegetale
½ cipolla
2 cucchiai di parmigiano
15 gr di burro
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva

Procedimento:

Tritate la cipolla e soffriggetela in una casseruola con l’olio d’oliva. Unite lo speck e il radicchio tagliati a striscioline, lasciate stufare per alcuni minuti, quindi aggiungete il riso e fatelo tostare. Versate il brodo poco alla volta e cuocete a fiamma moderata per 20 minuti, continuando a mescolare. Tagliate il taleggio (e nascondetelo se non volete trovarvi quasi senza) a dadini e unitelo al riso qualche minuto prima della fine della cottura. Mantecate il risotto con il burro e il parmigiano grattugiato; lasciate riposare alcuni minuti e servite.



E’ uscita ancora la Parodi che c’è in me ragazze… oramai la rubrica di “Cotto e Mangiato” è diventata come una soap opera; tutti i giorni, alle 13, zitti tutti, papà tu vai in soggiorno a guardarti la tv che io e Giannina dobbiamo sentire cosa cucina di buono Benedetta; la ricetta che riporto di seguito è una sfoglia farcita con melanzane grigliate, pomodori e mozzarella (che non trovo sul sito della Parodi... uffi); un buon piatto unico senza pretese, qualcosa di alternativo alla pizza. L’unica cosa da non fare è mettere dentro la farcitura la mozzarella; sapevo che “faceva acqua” ma l’ho messa ugualmente; il risultato non è stato compromesso, ho usato dell’ottima mozzarella di bufala, molto saporita, ma ho dovuto aspettare che la torta intiepidisse prima di tagliarla; la prossima volta, sicuramente, userò un formaggio tipo taleggio o scamorza.

Ingredienti:

2 rotoli di pasta sfoglia
2 melanzane tagliate a fette sottili, grigliate
2 pomodori
1 mozzarella di bufala (preferite scamorza o taleggio o quello che avete in casa)
origano
sale
pepe

Srotolate la pasta sfoglia e riponetela in una teglia; bucherellate il fondo; adagiatevi le fettine grigliate di melanzana, i pezzetti di pomodoro (io li ho pelati e scolati per bene prima, per permettere loro di buttar fuori tutta l'acqua), la mozzarella tagliata a fettine, una spolverata di origano, sale e pepe. Ricoprite con l'altra sfoglia; sigillate bene i bordi e spennellate la superficie con dell'uovo sbattuto. Infornate a 180° per 20 minuti circa, regolatevi con il vostro forno.


Questo post che state per leggere è uno dei tanti, stile “gnocchi di patate”, ossia, se adorate le ricette superipercomplicate, quella che state per leggere non fa per voi! ;-)
Se invece andate matti per le cose semplici, buone, che sanno di casa, che vi ricordano la vostra infanzia, quando guardavate la mamma o la nonna mentre impastava… ecco, questa crostata fa per voi. E’ una banalissima crostata di pasta frolla con la marmellata di pesche che ho in dispensa, postata qualche tempo fa.
P.S. – Ziopiero, se avessi pubblicato il tuo video qualche giorno prima, la mia bocca avrebbe risparmiato un bel po’ di parolacce mentre stendevo la mia frolla…. Ahahahahaha.

Ingredienti:

300 gr di farina
150 gr di burro
150 gr di zucchero
3 tuorli
la scorza grattugiata di un limone
½ bustina di lievito per dolci
un pizzico di sale
marmellata di pesche

Procedimento:

Intridere la farina con il burro fatto a tocchetti, aggiungere lo zucchero, il pizzico di sale, il lievito, i tuorli e la scorza del limone grattugiata. Lavorarla velocemente a mano, formare una palla e metterla a riposare in frigo. Io, generalmente, preparo sempre la frolla il giorno prima.
Stendere quasi 2/3 della torta in una teglia, spalmare il fondo di marmellata e ricoprire di striscioline incrociate formate con la pasta rimanente.
Infornare a 180° per 30’.


Se vi aspettate di leggere una ricetta di gnocchi realizzati con qualche particolare connubio di farine, fermatevi qui e cambiate blog. La ricetta che propongo è la più classica delle classiche per la preparazione degli gnocchi di patate, tratta dalla pagina 117 de “La Cucina Italiana” di ottobre 2010, su consiglio dello chef Walter Pedrazzi.

Riporto di seguito quanto scritto sulla rivista:

Le patate devono essere di pasta compatta e farinosa e non novelle (io ho usato delle patate di montagna che porta a casa mio fratello quando va in vacanza sul Monte Asiago): per 6 porzioni ne servono kg 1. Lessarle per circa 40’ (se di grandezza media) e pelarle quando sono ancora calde. Passare le patate allo schiacciapatate, unire gr 250 di farina, sale e, volendo, poca noce moscata. Lavorare rapidamente farina e patate sino ad ottenere un impasto omogeneo, ma senza esagerare perché gli gnocchi potrebbero diventare gommosi. Tenendo sempre ben infarinato il piano di lavoro, dividere l’impasto in 6 parti che andranno stese formando altrettanti cordoni di un paio di centimetri di diametro. Tagliare i cordoni a pezzetti per formare gli gnocchi. Pressare gli gnocchi con il dito pollice sui rebbi della forchetta per rigarli: questo passaggio permetterà di trattenere meglio i sughi lisci e oleosi come pomodoro, pesto, burro e salvia. Per condimenti più corposi si possono anche tenere lisci senza rigarli. Lessare gli gnocchi in abbondante acqua bollente e salata. Appena salgono in superficie scolarli con una schiumarola e porli in una terrina per condirli. Oppure, per conservarli due o tre giorni in frigorifero, immergerli in acqua fredda, poi scolarli freddi e ungerli leggermente. Per la conservazione degli gnocchi nel congelatore (6-8 settimane), allinearli crudi in un vassoio e farli congelare per un’ora, quindi riporli in un sacchetto per la conservazione in freezer. Successivamente si procederà come se fossero freschi immergendoli cioè in acqua bollente, salata, senza farli prima scongelare.


Oggi è un giorno speciale per il mio dolce amore… compie gli anni: 30 anni! Data fatidica… si dice che dopo i trent’anni uno mette la testa a posto… fortunatamente non è il caso di Ale, lui la testa ce l’ha già sulle spalle! E mercoledì, 13 ottobre, è la volta del mio babbo, che di anni ne compie ben 76… auguri Mario!!! Per un occasione così speciale dovevo pensare ad una torta speciale! Purtroppo non sono ancora in grado di preparare quelle splendide torte zuccherose, col marzapane, che vedo nei vari foodblog e allora l’idea è venuta sfogliando l’ultimo numero di ottobre de “La Cucina Italiana”: Torta di frolla e biscotto al cioccolato e pere; sotto al titolo la scritta: per esperti (???)… aiuto… la leggo, la rileggo, la straleggo, la imparo quasi a memoria quasi fosse una poesia di Leopardi e alla fine mi decido: ce la posso fare! E diciamo che si, ce l’ho fatta! Non sarà bella come quella della rivista ma buona si! Erano tutti contenti! L’unica mia variante è stata omettere il Calvados, che non piace a nessuno, e utilizzare una teglia dal diametro di 26 cm anziché 22 (quindi il tutto è risultato “più basso”).

Ingredienti per 12:

Pasta frolla: gr 130 farina, gr 80 burro, gr 50 zucchero a velo, 2 tuorli, mezza bustina di vanillina, scorza grattugiata di limone, sale.

Crema al cioccolato: gr 300 latte, gr 90 zucchero, gr 80 cioccolato fondente, gr 50 panna fresca, gr 15 farina, 3 tuorli, 3 chicchi di caffè (che io non ho messo perché non li avevo e non mi sembrava il caso di comprarne un pacco intero per soli 3 chicchi…), mezzo baccello di vaniglia, sale.

Pasta biscotto: gr 75 farina 00 più un po’, gr 75 zucchero, gr 25 farina di mandorle, 2 uova, burro, sale.

Per completare: 3 pere gr. 230 cad., gr 300 panna fresca, Calvados gr. 50, burro, zucchero (io di canna), zucchero a velo, cacao.

Procedimento:

Pasta frolla: lavorate gli ingredienti e lasciate riposare l’impasto per 15’. Stendetelo in un disco (diam. cm 22 ma io 26), poggiatelo su una teglia coperta con carta da forno, bucherellatelo e inforna telo a 180° per circa 15 min.

Crema al cioccolato: scaldate il latte con la panna, gr 45 di zucchero, i chicci di caffè (che io non ho messo) e la vaniglia. Al bollore versa telo, filtrando, sui tuorli battuti con lo zucchero rimasto, un pizzico di sale, la farina e il cioccolato a pezzi. Riportate sul fuoco e cuocete per circa 3’ dalla ripresa del bollore.

Pasta biscotto: montate le uova con lo zucchero e un pizzico di sale per circa 12’, poi unite le farine e amalgamate. Imburrate una teglia e copritela con carta da forno imburrata e infarinata; poggiatevi un anello (diam. cm. 22 io 26) imburrato e infarinato e versatevi il composto. Infornate a 180° per 12’ e fate raffreddare.

Per completare: spuntate le pere dividendole quasi a metà, sbucciate le punte e tagliatele a dadini, rosolatele un minuto in una noce di burro color nocciola poi mettetele a marinare nel Calvados. Tagliate a fettine sottili le basi delle pere e disponetele sovrapposte “a mazzo di carte” su una teglia coperta di carta da forno; spolverizzate di zucchero (io di canna) e caramellatele sotto il grill. Spalmate la crema sul disco di frolla, poi distribuitevi le pere, sgocciolate; coprite con il disco di pasta biscotto e bagnatelo con il Calvados delle pere. Montate la panna e con una tasca da pasticciere guarnite la torta; completate con le fettine di pera caramellate e spolverizzate con cacao e zucchero a velo.


Il freddo sta arrivando, uffi, uffi, uffi! Non mi piace l’autunno e nemmeno l’inverno! Ma purtroppo è una ruota che gira, ogni anno, a sancire il tempo che passa, gli anni che se ne vanno… nonostante il clima, l’orto di papà Mario continua a dare i suoi frutti; anche se in quantità minore, le zucchine ci sono ancora! E allora perché non utilizzarle, questa volta, per una bella torta salata? Generalmente, accompagnate dallo speck, le utilizzo come condimento di una pasta fredda estiva; ma come accennato pocanzi, le temperature stanno scendendo, quindi meglio qualcosa di caldo o tiepido per i nostri pancini….

Ingredienti "a occhio":

1 rotolo di pasta sfoglia surgelata (io rotonda)
2 grosse zucchine (io trombetta)
1 fetta spessa di speck tagliata a listarelle
1 scalogno
grana grattugiato
3 uova
2,5 dl di panna
qualche sottiletta
sale
pepe
olio extra vergine di oliva

Stendete la pasta a disco e adagiatela in una tortiera, precedentemente coperta da carta forno. Bucherellare il fondo. Tagliate a rondelle le zucchine e fatele saltare in una padella con olio e scalogno tritato. Aggiungetevi lo speck e regolare di sale e pepe. In una ciotola sbattere le uova con la panna, il grana grattugiato e un pizzico di sale e pepe. Distribuite le zucchine e lo speck sulla superficie della sfoglia. Versate sopra il composto di panna e uova e qualche sottiletta o formaggio a pasta dura se volete...Infornate a 180° per una ventina di minuti... Buon appetito!




La Gianna ha colpito ancora… ha fatto nuovamente i ravioli! Evviva! E tutti noi, pronti lì a preparare il pancino come si deve… certe prelibatezze vanno accolte come si deve! Questa volta, il ripieno, ha lasciato spazio al radicchio che si è incontrato con lo speck e la ricotta. Non vi dico che bontà… no, non ve lo dico, dovete assolutissimamente provare a farli… io ho la fortuna di avere Giannina che li fa al posto mio! Secondo me si è presa bene anche lei con questa storia del blog! Non è MAI successo che facesse due tipi diversi di ravioli nel giro di una decina di giorni! Lei non me lo dice, ma è lusingata all’idea che io metta le sue ricette su internet; poi lei è una che quando si mette a far ravioli, ne “sforna” circa 300 per volta! Per questo dico che è strano… e a noi figli tocca l’arduo compito di mangiarli…. Ahahahahahaha!

Per questo ripieno, in una pentola con un trito di cipolla e un cucchiaio d’olio, ha fatto saltare il radicchio tagliato grossolanamente (non chiedetemi “quanto” radicchio, forse una testa, non so di preciso… lei risponde “un po’”), al quale poi ha aggiunto una bella fetta di speck spessa 4/5 mm, tagliata anch’essa in modo grossolano. Una volta cotto il tutto, l’ha lasciato raffreddare, per poi sminuzzarlo con la mezzaluna su di un tagliere. Questo ripieno l’ha spostato in una ciotola, ha aggiunto una vaschetta di ricotta da 250 gr, un uovo, un bel cucchiaio abbondante di grana grattugiato, sale, pepe, mescolato per bene e riposto sulla pasta fresca dove è andata a formare i singoli ravioli.

Dalla foto, vedete che sono ancora crudi…non ho ancora studiato il condimento! Per ora sono nel freezer. Se avete suggerimenti che vanno al di là del classico burro e salvia, o burro chiarificato, sono qui che aspetto! ;-D


Ho fatto i bignè… non ci credevo nemmeno io, ma alla fine li ho fatti! Come successo per le merighe, avevo qualche perplessità nella preparazione di questi dolci, le mie solite “seghe mentali”… ce la farò? Non sono troppo difficili per me? Ecc… ecc… invece devo incidermi nella mente a caratteri cubitali che niente è impossibile, basta volerlo! Certo, essendo i primi che faccio, sono un po’ bruttini a vedersi, ma il sapore, quello si…è uguale ai bignè che compri in pasticceria! Quindi una bella soddisfazione…

Ingredienti (per circa 40 bignè):


4 uova
100 gr di burro
150 gr di farina
10 gr di zucchero
sale

Portate a bollore, in un tegame, 2,5 dl di acqua con il burro tagliato a pezzetti, lo zucchero e un pizzico di sale. Levate dal fuoco, unite la farina setacciata e rimettete a cuocere, mescolando, fino a quando il composto tende a staccarsi dalle pareti. Lasciate intiepidire e incorporate le uova, uno alla volta, solo dopo che il precedente è stato assorbito. Inserite l’impasto in una tasca da pasticciere con bocchetta liscia (oppure aiutandosi con un cucchiaino) e formate tanti mucchietti rotondi distanziati su una placca foderata con carta forno. Infornate a 200°C e fate cuocere i bignè per 20 minuti (a me ne sono bastati 15’). Levateli e lascia teli raffreddare. Preparate una crema pasticcera:

2 tuorli
50 gr di zucchero
15 gr di farina
2,5 dl di latte
vaniglia o buccia di limone grattugiata

In una casseruola lavorate i tuorli con lo zucchero, usando il cucchiaio di legno. Aggiungete a poco a poco la farina, senza smettere di mescolare, finchè il composto risulta amalgamato. Versate poco per volta, e sempre girando, il latte bollente in cui avete messo un po’ di vaniglia oppure un po’ di buccia di limone grattugiata (per me quest’ultima). Ponete sul fuoco, continuate a mescolare, fate sobbollire per 3-4’. Lasciate intiepidire e con una siringa da pasticcere farcite i bignè con la crema.


Come ho scritto anche sulla mia pagina di Facebook: “Avere a cena le tue più care amiche… non ha prezzo!” Si, ogni tanto ci vuole una bella chiaccherata come si deve tra donne, senza l’ombra di uomo che s’intrometta! Approfittando del fatto che Ale era fuori casa per una partita di calcio, ho invitato Paola e Sonia a cena… quando c’è sintonia, il tempo vola; ti accorgi che fai tardi solo quando rientra lui! ;-D ... E allora tutte a nanna, ognuna a casa sua, con la promessa di rivedersi al più presto (vero Sonia?). Per l’occasione, ho estratto dal freezer la mia bella pirofila di crespelle ricotta e spinaci, accompagnata da una torta salata, la cui ricetta mi è stata passata dalla mia cognatina Elisa che, in fatto di cucina, la sa lunga.

PS - Ah, dimenticavo, scusate, ma questa volta le foto non sono una bellezza... ero di fretta, arrivavano le mie amiche! ;-)

Ingredienti per la pasta briseè al rosmarino:

300 gr di farina
150 gr di burro
rosmarino tritato
sale
75 gr di acqua

Ingredienti per la farcitura:

200 gr di funghi champignon
200 gr di taleggio
150 gr di prosciutto crudo
olio di oliva
cipolla
aglio
sale
pepe
prezzemolo

Preparare la pasta briseè: impastare la farina con il burro freddo a dadini e intridere il composto ottenuto con l’acqua e il sale, lavorando il tutto velocemente; far riposare la pasta in frigorifero per almeno un’ora. Soffriggere in un tegame la cipolla tritata e l’aglio, aggiungere i funghi tagliati a listarelle, il prezzemolo e aggiustare di sale e pepe. Una volta trascorso il tempo necessario per far riposare la pasta, rivestire uno stampo da crostate dal diam. di 26 cm., precedentemente imburrato e infarinato; bucherellare il fondo della pasta; far cuocere a 180° per 25/30 minuti, ricoprendo il guscio di fagiolini secchi o appositi pesi. Sfornare e farcire subito con il taleggio tagliato a tocchetti, sopra mettervi i funghi e da ultimo il prosciutto crudo. E’ squisita! Forse in assoluto la mia torta salata preferita. Brava Elisa!


Non che io sia un’amante dei piatti dietetici (anche perché, grazie a Dio, per quello che mangio dovrei essere obesa, invece mi mantengo sui 53/54 kg!), ma questa pasta è una tra le mie preferite; la ricetta l’ha scovata Giannina non si sa dove, ma è davvero buona! E la cosa che mi piace di più è che, cucinata così, pur avendo il peperone come ingrediente portante, è digeribilissima! Ve lo garantisce una che, ogni due per tre, soffre di mal di stomaco (sarà mica per tutto quello che mangio?!).

Ingredienti per 3 persone:


250 gr di penne rigate (per la quantità regolatevi voi)
1 peperone rosso (o giallo o verde o tutti e tre!)
qualche foglia di lattuga
una cipollina
vino bianco
olio extra vergine di oliva

Lessate le penne in abbondante acqua salata; in una padella, rosolate la cipolla affettata finemente in poco olio e buttatevi il peperone tagliato a pezzi; rigirate per bene e sfumate con un po’ di vino bianco; fate cuocere per circa 15 minuti, dopodiché aggiungete le foglie di lattuga e fate cuocere per altri 10/15 minuti (regolatevi voi, se tende ad asciugare troppo, bagnate con qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta). Scolate la pasta, ributta tela in padella con i peperoni e la lattuga, saltate un minuto e servite!




L’autunno ormai è arrivato… sembra abbia bussato in anticipo quest’anno. Sarà che un’estate vera e propria forse non l’ho sentita… sarà quel che sarà, ma le giornate si stanno accorciando, in giro si vedono sempre più maglioncini (ovviamente fa eccezione la mia amica Paola che dorme addirittura con il piumone anche con 40°C!) e la voglia di usare il forno è difficile da trattenere! Almeno adesso posso accenderlo senza rimorsi! E allora via! La stagione è stata inaugurata con una bella teglia di crespelle, messa prontamente in freezer, in attesa di una cena con qualche amico a sorpresa! O anche no… magari non ho semplicemente tempo e voglia di preparare il primo ed ecco fatto un piatto pronto! Solitamente il ripieno che faccio, è il classico con ricotta e spinaci, ma le crespelle sono ottime anche con ragù e mozzarella, con prosciutto, funghi e fontina, con asparagi selvatici e ricotta, e chi più ne ha più ne metta! Se ne avanza una, ovviamente, me la farcisco con la Nutella… e poteva mancare?!?!?! Ahahahahaha!

La ricetta base, che uso ormai da anni, è tratta (non ridete…) da un libro che mia zia Paola (che la sa lunga) mi ha regalato quando avevo 9 anni: IMPARO A CUCINARE della Fabbri Editori:

Ingredienti (per ca. 12 crepes)

250 gr di farina 00
un pizzico di sale
½ litro di latte e acqua mescolati
2 uova
1 cucchiaio di burro fuso (io, ultimamente, lo sostituisco all’olio evo)

Setaccia la farna e il sale in una larga ciotola. Fai un buco nella farina e rompici dentro le uova. Sbattile mescolandole alla farina che si trova sui bordi. Aggiungi il burro fuso (nel mio caso olio evo) e sbatti il tutto fino ad ottenere un composto cremoso e denso abbastanza da rivestire un cucchiaio di legno. Aggiungi l’acqua e il latte a poco a poco e continua a sbattere con la frusta fino a quando non ci sono più grumi. Ora abbiamo preparato una pasta per crepes. E’ preferibile lasciarla riposare per circa un’ora. In seguito fai fondere un po’ di burro in una padella per creps (è sufficiente solo per la prima crepes) rigirando il fondo in modo che il burro si spanda bene. Versa un mestolo di composto nella padella. Inclina rapidamente la padella in tutti i sensi in modo che la pasta si adagi bene sul fondo del recipiente. La fiamma non deve essere molto alta. Lascia cuocere la crepe fino a quando si formano delle bolle e i bordi diventano dorati; capovolgila e falla cuocere anche dall’altra parte. Fai scivolare la crepes su un piatto caldo e via via impila tutte le altre che andrai a preparare. Una volta fatto questo, prepara il ripieno:

250 gr ricotta
se ne avete, un caprino o una crescenzina
spinaci lessati o saltati in padella (vado ad occhio per la quantità)
grana grattugiato
1 uovo
sale&pepe
noce moscata (facoltativa)

Mescola in una ciotola tutti gli ingredienti (gli spinaci io, in genere, li trito grossolanamente una volta cotti e raffreddati, prima di unirli al composto) e con un cucchiaio spalma il composto su ogni crepe; quando la chiudi puoi scegliere che forma darle: a sigaretta (chiudete la farcia piegando in due la crepe e arrotolatela), pannequets (chiudete la farcia piegando in due la crepe, poi sovrapponete gli altri lati e girate), ventagli (chiudete la farcia piegando la crepe a metà e poi ancora a metà). Io ho optato per quest’ultima forma! Secondo me è la più carina!
Quando estrarrò la teglia dal freezer (e dal forno), aggiungerò anche una foto dell’interno. Per ora accontentatevi del primo piano esterno…. Ah, mi piace ricoprire le crepes con besciamella e prima di infornarle, una bella spolverata di grana grattugiato e pangrattato, giusto giusto per la crosticina che si forma… che mi fa impazzire! Slurp!




Mentre scrivo questo nuovo post, è la sera del 23 settembre… non so quando lo pubblicherò, magari domani, magari sabato o domenica…comunque oggi è il nostro “quadrimesiversario”! Sono già passati quattro mesi dal fatidico si! Vorrei tanto tornare indietro e rivivere quel giorno! E’ stato tutto perfetto, bellissimo! Oltre a questo c’è una ragione in più per festeggiare… domani, 24 settembre, si laurea mia nipote Denise! E in più compie gli anni! 22 anni… io ne ho solo 32, non credetemi vecchia bacucca éhèhèh?!?! ;-D

Beh, per festeggiare tutti questi eventi ci voleva una cenetta speciale, no?! E allora vai con l’arrosto di vitello… alle noci. Ricetta tratta dal mio fedelissimo (forse è meglio dire che io sono fedelissima a lui…) “Cucchiaio d’argento”! Risultato soddisfacentissimo! Un arrosto saporito, ma al tempo stesso delicato; non vedo l’ora di prepararlo una sera in cui vengono a cena parenti o amici!

Ingredienti per 6 persone:

800 gr di fesa di vitello (la mia sfiorava il kg)
75 gr di noci sgusciate (io 100 gr)
2 cipolle
2 carote
4 cucchiai d’olio extra vergine di oliva
50 gr di burro (io 30 gr)
panna
1 bicchiere di vino bianco
peperoncino
sale

    pepe

Legate la carne con alcuni giri di spago bianco da cucina e rosola tela in un tegame con l’olio e il burro. Aggiungete le carote e le cipolle affettate, fate prendere loro colore, bagnate con il vino, lasciate evaporare, salate e aggiungete un pizzico di peperoncino. Abbassate il fuoco e cuocete, coperto, per circa un’ora, mescolando ogni tanto. Nel frattempo, tritate le noci e amalgamatele con due o tre cucchiai di panna, salate e pepate. Quando l’arrosto è pronto, slega telo, tagliatelo a fette e disponetele su un piatto da portata. Passate il sugo di cottura al mulinetto (io direttamente nel robot da cucina insieme alla panna e alle noci), mescolatevi il composto di noci, aggiungete un cucchiaio di panna, fate scaldare e versa telo sulla carne.


Ok, ci risiamo… ancora funghi. Forse sembrerò monotona, ma quando una cosa mi piace la faccio e rifaccio in mille modi diversi, alla ricerca di un piatto sempre migliore, che soddisfi il palato. Questo, ovviamente, riguarda tutto ciò che mi (e ci) piace… vedi funghi, pollo, Nutella, cioccolato ecc…

Mhmhmhmhmh…. mentre scrivo, sento il profumo delle polpettine che sfrigolano sul fuoco… cora dieci minuti, poi le impiatto, una bella foto e via nello stomachino!

Questa ricetta è uno dei piatti forti di Giannina (in realtà, per mia mamma, sono tutti piatti forti quelli che fa; le viene bene tutto!). E come lei, vado anch’io a occhio: toccando, assaggiando e aggiustando man mano che le preparo.

Per ca. 18 polpettine (in realtà, a me, ne vengono sempre 17, ma per gli scaramantici scrivo 18):


500 gr ca. di carne scelta macinata
30 gr ca. di funghi secchi
1 uovo
1 fetta di pancarré
1 cucchiaio di grana grattugiato
1 cucchiaio di farina
1 scalogno
sale
pepe
salsa di pomodoro
vino bianco
olio extra vergine di oliva
latte

Prima di tutto metto in ammollo i funghi secchi per almeno due ore, dopodiché li filtro dal liquido (tenendolo da parte perché servirà in seguito). In una terrina, mescolo la carne macinata con l’uovo, la fetta di pancarré bagnata nel latte e strizzata, il cucchiaio di grana, quello di farina, aggiustando di sale e pepe. Io, all’inizio, amalgamo bene tutti gli ingredienti con un cucchiaio, poi però uso le mani e impasto bene. Con il composto ottenuto formo tante polpettine. In una padella faccio soffriggere lo scalogno, tritato finemente, con un cucchiaio di olio evo e metto le polpettine a cuocere. Le giro per bene e le sfumo con del vino bianco; dopo 5 minuti ca. aggiungo i funghi e la salsa di pomodoro (io ne metto un vasetto). Negli ingredienti non l’ho indicato, ma insaporisco il tutto con un dado vegetale; questo va a gusti, sui dadi so che hanno pregiudizi in molti. Faccio cuocere per mezz’ora circa; se asciuga troppo aggiungo il liquido filtrato dai funghi. Accompagno sempre queste polpettine con un semplice purè di patate (lesso due patate grosse, o 4 piccole, per 30-40 minuti; le sbuccio, le schiaccio, unisco del burro e un po’ di latte, aggiusto di sale e metto sul fuoco per 5 minuti).




Il frigo si sta svuotando… urge la spesa che, tra un impegno e l’altro, non siamo ancora riusciti ad andare a fare. Cosa cucino? Pasta… ho voglia di pasta! I condimenti non mancano: salsa di pomodoro appena fatta (ovviamente dalla Giannina, mica da me!), pesto alla genovese (direttamente dalla Liguria, grazie a Magda e Giuliano)… ma ho voglia di qualcosa di diverso. Mi scappa l’occhio nella parte alta del frigo e noto questo bel vasetto di vongole al naturale sgusciate. Non arricciate il naso, non ho tempo (e voglia, dai, diciamolo) di andare a far la spesa, figuriamoci di andare in pescheria a prendere il pesce fresco! Comunque decido che si, voglio una bella spaghettata con le vongole in vasetto! Solitamente la faccio “bianca”, ma stavolta ho provato a mettere i pomodorini datterini appena colti nell’orto di papà Mario! Risultato? Ovviamente buonissima!

200 gr di spaghetti (io e Ale mangiamo molto…)
1 vasetto di vongole al nturale sgusciate
pomodorini
prezzemolo
aglio
vino bianco
olio extravergine di oliva

In una pentola portate a ebollizione l’acqua salata e versatevi gli spaghetti non appena bolle (prima mettete un cucchiaio d’olio, così la pasta non si attacca). Nel frattempo, in un’altra pentola “salta pasta”, fate rosolare uno spicchio d’aglio in due cucchiai d’olio evo (che andrete poi a togliere). Aggiungete le vongole (io metto anche l’acqua presente nel vasetto) e sfumate con il vino bianco. Mettete poi i pomodorini e, man mano che cuociono, togliete le loro pellicine. Aggiungete una spolverata di prezzemolo e qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta. Salate, pepate e versatevi dentro gli spaghetti una volta cotti. Mescolate e servite!


Ebbene si, ce l’ho fatta! Ho fatto le meringhe! Se è vero quello che ho sentito dire sulle meringhe, ovvero che non sono semplici da fare, ed io ce l’ho fatta, allora vuol dire che sto diventando una cuochina bravina, o noooooo? Poi io resto sempre del mio parere: se tutte le cose che si fanno vengono fatte con amore, riescono sempre bene! Dico bene o dico giusto???? Poi avevo nel freezer questo barattolino con 5 albumi che dovevano essere utilizzati in qualche modo… e quale modo migliore se non le meringhe?!?!?

Per la realizzazione delle meringhe ho sfogliato diversi ricettari, ma quello che, a parer mio, aveva la ricetta più affidabile, è il librino di Alda Muratore. Come lei, sono andata abbastanza a occhio. Riporto di seguito quanto scritto da lei:

battere gli albumi a neve fermissima (questo è importante); pesare tanti etti di zucchero quanti sono gli albumi meno uno (per me 5 albumi con 4 etti di zucchero scarsi), e se l’impasto è ben sodo prima che lo zucchero sia tutto incorporato, non se ne mette più: l’impasto è a punto quando è gonfio, compatto e lucido; quando sollevi le fruste non deve cadere. E’ importante aggiungere lo zucchero a poco per volta, per dargli il tempo di sciogliersi. Si consiglia di cominciare con una dose di zucchero più abbondante che scarsa; poi, con l’esperienza, si impara fino a che punto si può diminuire lo zucchero senza compromettere il risultato. Cuocere a forno bassissimo (come diceva Alda, anch’io a 60°), ventilato se si hanno due teglie, statico se si ha solo una teglia; vanno cotte a lungo: io le ho lasciate nel forno per un paio d’ore, poi l’ho spento ed ho lasciato raffreddare le teglie al suo interno, prelevandole dopo quasi 5 ore (devono asciugare bene).

Per la guarnizione, avendo ancora un po’ di ganache al cioccolato avanzata dal “Rotolo al cioccolato”, le ho unite due a due con questa crema!

C’è da leccarsi i baffi (per chi li ha….) ;-D


Dopo la Nutella, il pollo è uno dei miei piatti preferiti in assoluto. In qualsiasi modo venga cucinato, arrosto, fritto, in umido, mi fa letteralmente impazzire. La ricetta che sto per proporre l’avevo trovata su internet tanto tempo fa, quando ancora non avevo l’abitudine di citare le fonti (anche perché, non avendo nessun tipo di blog, né interesse a mettere i miei spadellamenti sulla rete, non era necessario). Comunque ho modificato la ricetta originale con gli ingredienti che avevo in casa e la ripropongo qui di seguito:

Ingredienti per 2 persone:

300 gr ca. di petto di pollo tagliato a bocconcini
30 gr di funghi secchi (la ricetta originale prevedeva porcini)
75 gr di pancetta affumicata (la ricetta originale prevedeva speck)
2 spicchi d’aglio
vino bianco
farina bianca
sale
peperoncino (facoltativo)
burro
olio

Preparazione:

Mettere i funghi secchi in una ciotola e ricoprirli d’acqua. Lasciare in ammollo per almeno un paio d’ore. Soffriggere uno spicchio d’aglio in un cucchiaio d’olio, in una pentola piuttosto piccola, poi toglierlo, spruzzare un poco di vino bianco e unire i funghi scolati dal liquido (che non va buttato via). Mescolare un attimo poi unire anche il liquido filtrato. Se non si vuole usare il liquido filtrato dei funghi, lo si può sostituire con del brodo. Cuocere i funghi per circa 15 minuti.

Tagliare il pollo a cubetti e infarinarli. Sciogliere poco burro in una padella e soffriggere il secondo spicchio d’aglio. Toglierlo quando è dorato e unire la pancetta a cubetti; quando risulta bella croccante aggiungere il pollo. Sfumare con una spruzzata di vino bianco poi unire i funghi con tutto il liquido di cottura. Salare, pepare e aggiungere (se piace) il peperoncino. Abbassare la fiamma e cuocere per una decina di minuti (il tempo dipende dalla grossezza dei bocconcini di pollo). Se il sugo tendesse ad asciugare troppo, aggiungere un po’ di liquido filtrato oppure brodo.

L’ideale sarebbe accompagnare al pollo con del riso basmati bollito.








Questo, credo sia il titolo più lungo della mia piccola raccolta di ricette… ero indecisa su quale nome mettere e, nell’incertezza, ho preferito abbondare! ;-D

Per chi non lo sapesse, questo è uno dei dolci tratto dal librino di Alda Muratore; spesso lo sfoglio, perché ricco di consigli utili, donati da Alda nel corso degli anni… una persona speciale lascia sempre il segno. Io, Alda, non ho avuto il piacere di conoscerla, ma mi basta vedere il segno indelebile che ha lasciato in rete… e non aggiungo altro.



Riporto di seguito la sua ricetta, pari pari:

Per il rotolo:
4 tuorli
50 gr di zucchero
2 albumi
40 gr di farina
10 gr di fecola

Scaldare il forno a 220°. Battere i tuorli con metà dello zucchero fino a che sono ben chiari e gonfi; battere a neve ferma gli albumi e aggiungere, sempre battendo, lo zucchero restante. Aggiungere gli albumi ai tuorli, amalgamarli con delicatezza (con un cucchiaio o una spatola) aggiungendo poco per volta la farina e la fecola passate da un setaccino. Rivestite la placca dal forno con l’apposita carta, spalmarvi il composto, cuocere brevemente: dev’essere asciutto ma ancora chiaro, “biondo” (a me sono serviti 7 minuti con il forno ventilato). Disporre un canovaccio sul tavolo, rovesciarvi il dolce con la carta verso l’alto e passare sulla carta un panno umido per scollarla, mettere sul dolce un foglio di carta da forno pulita e aiutandosi con il panno arrotolare il tutto.

Quest’operazione è necessaria perché il ripieno sarà freddo, a base di panna, e si scioglierebbe con il calore; se si lascia raffreddare senza avvolgere, poi non è più possibile.

Quando il rotolo è freddo, ma freddo di frigorifero, si farcisce con la crema ganache.

Per la crema ganache:
fondere del buon cioccolato con lo stesso peso di panna (nel mio caso 200 gr di cioccolato fondente con 200 ml di panna, ma era troppa, l’ho avanzata…ora mi devo ingegnare e pensare come usare il resto); far raffreddare il tutto, poi quando il composto è ben freddo (freddo, non tiepido o temperatura ambiente) montare con le fruste: il rotolo farcito con questa crema va tenuto in frigo fino al momento di tagliarlo.



Una bella grigliata tra amici… una serata stupenda, per parlare di tempi lontani e ricordare con gioia gli anni in cui ne abbiamo combinate di tutti i colori… per poi guardarci intorno e vedere le facce di tutti noi, solcate da quello che la vita ci ha tenuto in serbo, che riportano i segni, ognuno della propria storia…

In onore di questa bella serata, potevo presentarmi a mani vuote??? Nooooooooo…..e allora ho optato per una semplicissima Crostata al limone, la cui ricetta è stata tratta dalla mia Bibbia culinaria, il “Cucchiaio d’Argento”. Riporto di seguito la ricetta pari pari:

Per la pasta frolla:

200 gr di farina
100 gr di zucchero
100 gr di burro
2 tuorli
buccia di limone
sale

Per la farcia al limone:

3 uova
150 gr di zucchero
150 gr di burro (io meno, ca. 120 gr… e non sono pochi)
2 limoni

Procedimento:

prima di tutto preparare la pasta frolla (io l’ho fatta la sera prima): lasciate ammorbidire il burro. Disponete a fontana farina e zucchero mescolati. Nel pozzetto mettete il burro, i tuorli, un pizzico di sale, un po’ du buccia di limone grattugiata. Amalgamate gli ingredienti e lavora teli brevemente. Avvolgete la pasta nella pellicola trasparente e lascia tela riposare in frigo.

Per la farcitura al limone, in una grande ciotola sbattete le uova con lo zucchero. Aggiungete la buccia grattugiata dei limoni e il succo di mezzo limone, mescolate. Incorporate al composto il burro tiepido.

Tirate la pasta frolla a disco, adagia tela in una teglia imburrata facendola risalire sul bordo. Versate l’impasto nella tortiera. Cuocete in forno preriscaldato a 180° per mezz’ora. Ritirate, sformate, fate raffreddare (io al contrario: prima ho fatto raffreddare poi ho sformato). Cospargete di zucchero a velo.



La Giannina ieri si è messa ancora all’opera dando vita a questi sublimi ravioloni con ripieno di funghi. La prossima volta li voglio fare io, devo solo trovare il tempo… anche in questo caso, le dosi scritte, saranno molto approssimative… lei, la bilancia, ce l’ha nel cuore e nelle mani!

1 kg di farina bianca
600/700 gr ca. di Funghi “chiodini”
una manciata di funghi porcini secchi (messi a mollo nell’acqua)
250 gr di Ricotta
150 gr ca. di Parmigiano grattugiato
6 Uova per la pasta + 1 per il ripieno
Sale e pepe q.b.



La pasta fatta in casa, lei, la fa con 1 kg di farina impastato a 5/6 uova. Dicono che serva un uovo per ogni etto di farina, ma lei se ne frega e fa così. Poi ha la macchina per tirarla, la sua pasta, quindi… con queste dosi sono usciti 150 ravioloni ca. e se avanza pasta ci fa delle fettuccine o quello che gli passa per la testa (e per le mani).

Il ripieno è fatto così: ha fatto saltare in padella i funghi con olio e aglio, poi li ha sminuzzati. A questi ha poi aggiunto 250 gr di ricotta, il parmigiano, 1 uovo intero, sale e pepe.

Io li ho conditi con burro chiarificato (fatto secondo la ricetta del “Cucchiaio d’Argento, che prevedeva di far sciogliere il burro a bagnomaria moderato, per ca. un’ora, e poi filtrato con un colino) e salvia. Sopra una spolverata di fontal a tocchettini (avanzato dalla ricetta postata sotto, delll’uovo affogato: per la serie “Non se butta via niente”) e una di parmigiano.

Stasera non è serata… punto primo è lunedì, punto secondo sono nervosa, punto terzo sono due notti di seguito che non dormo, quindi vi lascio immaginare il mio umore…chi mi conosce bene sa che quando sto così è meglio girarmi alla larga, soprattutto mio marito… quindi, in onore dei vecchi tempi e per placare almeno per mezz’ora il mio animo, ho deciso di cucinare delle farfalle, come quelle che mi ha fatto nascere lui nello stomaco la prima volta che ci siamo (finalmente) guardati negli occhi, come la foto che mi ha mandato una sera lui via mms, raffigurante un bel piatto fumante di farfalle con le zucchine e i gamberetti, con tanto di dedica (quella non la posso riportare….).

La ricetta che riporto di seguito (per 2 persone), ha il tonno al posto dei gamberetti e l’aggiunta di un formaggio fresco tagliato a tocchetti:

150 gr. di pasta tipo farfalle  
3 zuccchine trombetta  
2 filetti di tonno  
formaggio fresco (io ho usato il Philadelphia Duo)  
sale
pepe

La ricetta è semplicissima: tagliate le zucchine a rondelle e fatele rosolare in poco olio per 1/4 d’ora; nel frattempo portare a bollore una pentola piena d’acqua, salarla e versarvi la pasta. Una volta cotte le farfalle, metterle di nuovo sul fuoco insieme alle zucchine, aggiustare di sale e pepe, aggiungere il tonno spezzettato. Versare la pasta nei piatti e guarnire con tocchetti di Philadelphia (o qualsiasi altro formaggio fresco a piacere).

Ecco ora che ho cucinato sto già meglio… leggermente più rilassata, anzi, no, decisamente più rilassata… 



Stasera viene la mia amica Paola a trovarmi, così possiamo rivedere per l’ennesima volta il filmino del mio matrimonio e piangere come due cretine… ahahahaha! Ma sono lacrime di gioia…soprattutto quando lei canta, balla e cade per terra!!! Volevo fare qualcosa di goloso, che avesse tra gli ingredienti delle pere (dato che ogni volta che apro il frigo mi urlano di mangiarle); così ho pensato alla torta di pere e cioccolato. Sul “Cucchiaio d’argento” ne ho vista una speciale, ma non ho panna in casa e nessuna voglia di uscire per andarla a comprare. Così, sbirciando tra i vari blog di cucina, ho trovato questa di Alessia. Appena ho visto che includeva anche la Nutella, me ne sono subito innamorata! Che mondo sarebbe senza Nutella? Dopo la Coca-Cola, è una delle invenzioni più azzeccate! Dio, quant’è buona…

Per la frolla:
300 gr di farina
150 gr di burro
150 gr di zucchero
3 tuorli
la scorza grattugiata di un limone
1/2 bustina di lievito per dolci
un pizzico di sale


Per il ripieno:
5 cucchiai colmi di Nutella (io ho abbondato)
cioccolato fondente q.b.
3 piccole pere


Impastare velocemente farina, il burro, lo zucchero, il pizzico di sale, i tuorli, la scorza del limone grattugiata e il lievito e formare una palla. Avvolgerla nella pellicola e farla riposare per almeno mezz'ora in frigo (io l’ho preparata la sera prima per questioni di tempo).

Stendere quasi 2/3 della frolla in una teglia (io ne ho usata una a forma di cuore, se la si usa rotonda diam. 24 o più piccola) facendo i bordi un po' alti; spalmare il fondo di Nutella.
Tagliare a fettine sottili le pere e disporle a raggiera sulla Nutella.
Tagliare a scaglie il cioccolato e cospargere le pere. Ricoprire con la pasta restante; io ho fatto le classiche striscioline.
Infornare a 160° per 25-30 minuti.

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Mi chiamo Chiara, ho 44 anni e ho aperto questo blog di cucina nel 2010, con la
speranza di rendermi utile a chi, come me, non sapeva cucinare nemmeno un uovo.
Mi sono "costruita" da sola, con tenacia e curiosità, ma i consigli e l'esperienza di mia madre mi hanno aiutata in maniera decisiva.
Il mio background di esperienze professionali e personali mi ha portato a creare una mia modalità con la quale divulgare l'importanza del cibo, sotto ogni suo aspetto.

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