Kucina di Kiara
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La domenica pomeriggio mi è sempre piaciuto preparare un dolce aspettando l’arrivo del mio amore… Ale gioca a calcio, e in questo giorno si disputa la partita di campionato; a pranzo si mangia sempre in maniera leggera e light, per non appesantire lo stomaco, ma alla sera, quando rientra a casa, gli si apre una voragine nello stomaco, del tipo che tutto quello che gli si para davanti viene ingurgitato! Il dolce che solitamente preparo, serve per placare questa sua legittima fame da lupi, accompagnato da una bella tazza fumante di tè o caffè.

Ieri ho preparato gli “Occhi di bue” della mitica Alda Muratore:

400 gr di farina 00
120 gr di zucchero
scorza di limone grattugiata
1 tuorlo
250 gr di burro
Marmellata (per me marmellata biologica di pesche Fiordifrutta della Rigoni di Asiago)


Impastare la farina con lo zucchero, la scorzetta di limone, il tuorlo e il burro; se l’impasto è troppo duro, aggiungere un po’ di rum (non più di 2 cl) o qualche goccia di acqua fredda; no latte. Fare riposare la pasta al fresco; scaldare il forno a 180°, stendere la pasta e ricavare dei tondi con un tagliapasta o un piccolo bicchiere. I tondi devono essere in numero pari; dalla metà dei tondi si ricavano degli anelli, usando un tagliapasta o un bicchiere di diametro inferiore. Passare in forno tondi e anelli 10-15 minuti (devono restare biondi). Quando sono freddi, spalmare la marmellata sui tondi; spolverare gli anelli con zucchero a velo poi posali sui tondi. La marmellata li terrà insieme.




Tutte le sere torno a casa dal lavoro e sono sempre di corsa; sistema una cosa qui, un’altra lì… non ho ancora “preso il giro” nella casa nuova… credo mi ci vorrà ancora parecchio tempo prima che mi abitui; faccio scale su scale per niente, la notte non dormo, insomma è parecchio difficile l’approccio. Alla sera, senza che te ne accorgi, le nove vengono in un lampo e tu sei ancora lì che devi inventarti qualcosa per cena… fossi in casa da sola mi accontenterei di una bella tazza di latte con i cereali, ma per fortuna c’è mio marito accanto a me ed io ho il compito di badare a lui e rifocillare il suo stomachino. Ieri è stata la volta di questi deliziosissimi spaghetti, conditi con una salsa a base di limone e caprino. Veloce, semplice, leggera: il primo che fa al caso mio!

Ingredienti per 2 persone:

200 gr di spaghetti
1 spicchio d’aglio
1 caprino fresco
la scorza grattugiata di un limone
½ bicchiere ca di latte
grana grattugiato
prezzemolo tritato
olio evo
sale e pepe


Mettete sul fuoco una pentola con abbondante acqua per la cottura della pasta. Nel frattempo lavate accuratamente il limone e grattugiatene la scorza.

In una padella antiaderente (per me Ballarini) fate scaldare un pochino d’olio, aggiungete l’aglio e lascia telo dorare a fuoco basso. Togliete l’aglio, aggiungete la scorza di limone e lascia tela insaporire qualche istante; aggiungete il caprino, stemperatelo e diluite la crema con il latte; insaporite con sale e pepe e lascia tela sul fuoco ancora un paio di minuti.

Lessate gli spaghetti, scola teli al dente, rovesciateli nella padella con la crema di limone, aggiungete una bella spolverata di prezzemolo tritato e mescolate per un paio di minuti ancora. Spolverizzate a piacere con del grana grattugiato.

Ancora cocottine... siiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!! Sono troppo carucce!!!!!!!!!!!!!!
L’altro giorno, al supermercato, mi sono decisa ad acquistare dei cavoletti di Bruxelles… premetto: non li ho mai assaggiati, né tantomeno cucinati! E nemmeno Ale… mi son detta, proviamoli! La ricetta alla quale mi sono ispirata, l’ho tratta dal blog “Accanto al camino” della dolcissima Libera; vi ho apportato solo qualche piccolissima variante. Risultato: OTTIMO! Sicuramente li ricomprerò per qualche altra sfiziosissima ricetta!

Riporto di seguito la ricetta, e tra parentesi metto le mie varianti:

gr 250 cavolini di Bruxelles
gr 300 di ricotta (io 200 gr)
5 filetti di acciuga
1 spicchio d’aglio tritato (anch’io, come Libera l’ho lasciato “vestito” e poi tolto)
olio evo
pane grattugiato
grana grattugiato (questa è stata una mia aggiunta)
sale e pepe


Pulire i cavoletti, sbollentarli in acqua salata per 10 minuti, sgocciolarli e tagliarli a metà. Terminare la cottura passandoli in una padella con olio evo e aglio, non devono sfaldarsi.

Tagliare i filetti di acciuga (non sminuzzarli), aggiungerli alla ricotta, amalgamare bene con del grana grattugiato (mia aggiunta) e un filo d’olio; unire al composto anche i cavolini (se l’impasto dovesse risultare poco morbido, aggiungere un po’ di acqua di cottura dei cavolini). Mettere il tutto nelle cocottine, unte con l’olio e cosparse di pan grattato e cospargere il composto con grana grattugiato e pane grattugiato.

Infornare a 180° per una ventina di minuti.

Grazie Libera… la tua cucina è sinonimo di garanzia! Ogni tuo piatto è sempre un successo assicurato!


Vi avevo avvisato… ancora radicchio! ;-) quant’è buono… e versatile… questi involtini mi sono venuti in mente facendo un mix di ricette nella mia testolina. Ho visto in tv la nuova pubblicità del Philadelphia: ora usano dimostrare che si può utilizzare il formaggio spalmabile nei più svariati modi, proponendo una ricetta diversa ogni volta. Quella che ho visto io consisteva nel preparare degli involtini di pollo con Philadelphia e zucchine grattugiate, chiudere gl’involtini, avvolgerli con una fettina di pancetta (aiutandosi con uno spago da cucina), metterli a rosolare in una padella con poco olio, sfumare con del vino bianco e far cuocere per una ventina di minuti. Il ripieno io l’ho sostituito con della ricotta mischiata a del radicchio, precedentemente stufato… era il condimento della pasta preparata al mio amore per pranzo… dovendo disputare la partita della domenica, cerco sempre di variare la solita pasta in bianco con qualcosa di altrettanto leggero ma più gustoso; dato che, come sempre, preparo da mangiare per un esercito, ho pensato di utilizzare il “condimento” avanzato quale ripieno per i miei involtini. A noi sono piaciuti molto!

Vi riporto di seguito le origini di questa torta salata; non so voi, ma a me piace un sacco scoprire le piccole storie celate dietro ogni ricetta:

La farinata di ceci è una specialità tipica della Liguria, in particolar modo della città di Genova dove è stata inventata circa 2.000 anni fa.
La farinata è una torta salata molto bassa preparata con ingredienti molto semplici e poveri: farina di ceci, acqua, sale ed olio.
Per quanto riguarda le origini di questo surrogato del pane, dobbiamo andare molto indietro nel tempo, addirittura al periodo dei Greci e dei Romani, quando, i soldati usavano preparare un "intruglio" di farina di ceci ed acqua che facevano poi cuocere al sole o sul proprio scudo, per sfamarsi velocemente e con poca spesa.
Il risultato era talmente nutriente, che la ricetta sopravvisse alla caduta dell'impero Romano arrivando dritta dritta al Medioevo quando veniva mangiata accompagnata con un trito di cipolle bagnate d'aceto, o con del formaggio fresco.
Proprio legata a questo periodo è la leggenda secondo la quale si racconta che la farinata, come la conosciamo oggi, sia nata nel 1284, per una pura casualità, quando Genova sconfisse Pisa nella battaglia di Meloria.
Al ritorno dalla battaglia, le navi genovesi si trovarono coinvolte in una tempesta ed alcuni barili d'olio e farina di ceci si rovesciarono bagnandosi d'acqua salata.
A causa della scarsità di provviste, fu recuperato tutto il possibile ed ai marinai fu servito quel miscuglio di ceci ed olio che, nel tentativo di rendere meno sgradevole, fu messo ad asciugare al sole ottenendo così una specie di frittella.
Giunti a terra, i Genovesi, decisero di migliorare la ricetta di questa frittella improvvisata, cuocendo la purea che si otteneva in forno.
Il risultato era così buono che per scherno agli sconfitti, venne chiamato l'oro di Pisa.
Nel quindicesimo secolo un decreto, emesso a Genova, ne disciplinava la produzione, allora chiamata "scripilita".
Molto particolari erano i locali, chiamati "Sciamadde", in cui si poteva gustare questa specialità insieme ad un pasto tipico ed un buon bicchiere di vino.
Clienti abituali delle Sciamadde erano in particolar modo gli artisti ed i letterati, tra cui ricordiamo Fabrizio de Andrè, il quale amava frequentare queste locande.


Ingredienti:


250 gr di farina di ceci
sale
alcuni cucchiai di olio di oliva
un rametto di rosmarino
pepe


stemperare la farina di ceci in acqua in modo da formare una pstella liquida (circa 0,70 l di acqua). Mescolare facendo in modo che non si formino grumi. Aggiungere un rametto di rosmarino e lasciare riposare per almeno un’ora. Rimuovere il rosmarino e aggiungere duo cucchiai d’olio e il sale, mescolando il tutto. Versare in una teglia piana uno strato di un centimetro. Mettere in forno molto caldo e cuocere per 30 minuti circa. Togliere dal forno e servire cospargendo, a piacimento, di pepe macinato fine.

Buon San Valentino a tutti!!! Prima di conoscere Ale, al pensiero di questa festa, rabbrividivo… un po’ perché morivo d’invidia vedendo le mie amiche sommerse di mazzi di rose rosse, inviti a cena, scatole di cioccolatini…ed io MAI niente, nada, nisba…il brutto anatroccolo non se lo filava nessuno! L Poi arriva anche per me il Grande Amore ed allora il 14 febbraio acquista significato; io Ale lo amo tutto l’anno però mi piace festeggiare questo giorno con qualcosa di particolare. Spero che il pensiero che ti porterò a casa stasera Amore Mio ti piaccia e, perché no, ti commuova anche un po’…

Intanto gustati questo risottino, che fa tanto San Valentino!

Ingredienti per 4 persone:

350 gr di riso Carnaroli
250 gr di fragole
burro q.b.
vino bianco secco
1 scalogno
brodo vegetale
peperoncino
sale, pepe


In un tegame fate sciogliere un po’ di burro e unite lo scalogno tritato finemente; quindi aggiungete il riso, tostatelo, spruzzate con il vino e fate evaporare. Cuocete bagnando con il brodo via via che il riso lo assorbe. Mettete da parte alcune fragole intere, tagliate a pezzettini le altre e unitele al risotto a metà cottura. Quando è quasi pronto aggiustate di sale e pepe e cospargete con del peperoncino (c’è chi mette anche della panna fresca, io personalmente non lo faccio). Servite con amore, guarnendo con le fragole intere.

L’altra sera, io ed Ale, siamo andati a trovare Marco e Claudia, due nostri carissimi amici con i quali abbiamo vissuto in pieno il periodo delle nozze (ci siamo sposati a distanza di un mese). Figuratevi che siamo rimasti gli ultimi a dover ancora vedere il loro fantastico filmino! Quante risate… e che bei ricordi! In onore di questo incontro ho pensato di preparare questa semplicissima torta, che avevo visto presentata già in altri blog e su diversi libri di cucina. Io ho seguito la ricetta che avevo stampato e raccolto tempo fa nel mio “ricettario”, tratta da GialloZafferano. Comunque la riporto qui di seguito:

Ingredienti:

Burro 100 gr

Cioccolato fondente di ottima qualità 200 gr
Farina 60 gr
Latte 3 cucchiai
Sale 1 pizzico
Uova medie 3
Zucchero 150 gr

per spolverizzare: Zucchero a velo vanigliato


Per preparare la torta tenerina, spezzettate il cioccolato fondente e mettetelo a sciogliere a bagnomaria fino a che divenga cremoso e liscio. Tagliate il burro freddo a cubetti e aggiungetelo lentamente (2-3 cubetti alla volta) al cioccolato fuso ancora sul fuoco, avendo cura di farlo assorbire bene prima di aggiungerne altro. Quando avrete disciolto tutto il burro, togliete il pentolino dal fuoco e lasciate intiepidire il composto.

Nel frattempo sgusciate le uova e ponete i tuorli a montare con metà dello zucchero: sbattete per bene con le fruste di uno sbattitore o con un robot da cucina fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso.

Sempre sbattendo, unite il composto di cioccolato e burro a quello di tuorli e zucchero, unitamente al latte tiepido e alla farina: versate la crema ottenuta in una ciotola capiente.

A parte, montate gli albumi con il pizzico di sale, aggiungete il restante zucchero e sbattete fino a che non si formi una crema bianca compatta; poi, con un mestolo di legno o una spatola, incorporate delicatamente gli albumi montati a neve con lo zucchero al composto di cioccolato, mescolando dal basso verso l’alto.

Imburrate e infarinate una tortiera del diametro di 24 cm e versateci dentro l’impasto della torta: infornate in forno già caldo a 180° per 25-30 minuti, quindi spegnete il forno, e lasciate raffreddare la torta tenendo lo sportello del forno socchiuso. Una volta fredda, estraete la torta dallo stampo (con molta delicatezza e stando attenti a non romperla) ponetela su di un piatto da portata e cospargetela di zucchero a velo vanigliato.

Ennesimo piatto che prevede l’uso del radicchio, abbinato questa volta al sapore della rucola; è un binomio che si sposa benissimo, anche se non l’avrei mai detto… come sempre, provare per credere!

Per le dosi io sono andata “a occhio” in base a quello che avevo in casa… sorry… ;-D

Lavate la rucola e tagliatela a listarelle (più o meno); fate lo stesso con il radicchio. Tritate una cipolla e stufatela in una casseruola con un po’ d’olio. Unite poi le verdure, rosolatele brevemente e sfumatele con un goccio di aceto balsamico (avevo provato questo metodo per il flan al radicchio, ed il sapore mi è piaciuto così tanto che l’ho voluto riproporre anche qui) ed un mestolino d’acqua. Salate e pepate leggermente. Fate bollire la pasta in abbondante acqua salata, scolate poi le tagliatelle nella padella con il condimento e unite il primo sale, tagliato a dadini piccoli al coltello, che si fonderà con la pasta.

Questo è uno dei pranzettini che mi prepara la Gianna in pausa… io quella donna la AMO!!!! Soprattutto quando mi ritrovo sul piatto tutto ciò! Quella che vedete è la foto del suo strudel rifatto da me, ma il suo era più buono… come del resto tutte le ricette che mi passa, non capisco il perche', ma le sue riescono sempre meglio! Brava la mia dolce mammina!

Ovviamente, per le dosi, con la Gianna si va sempre “ad occhio”! Stendete un rotolo di pasta sfoglia (io ho usato la pasta brise' ma preferite la sfoglia), bucherellatelo, adagiatevi sopra fettine di patate (precedentemente sbollentate), fettine di scamorza e ricoprite con fettine di speck. Spennellate i bordi con dell’uovo sbattuto, chiudete, dandogli la forma dello strudel, e spennellate di nuovo tutta quanta la superficie, affinche' risulti dorata una volto cotto. Cuocete in forno preriscaldato a 180° per 25-30 minuti (vedete voi quando la superficie è dorata).
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Mi chiamo Chiara, ho 44 anni e ho aperto questo blog di cucina nel 2010, con la
speranza di rendermi utile a chi, come me, non sapeva cucinare nemmeno un uovo.
Mi sono "costruita" da sola, con tenacia e curiosità, ma i consigli e l'esperienza di mia madre mi hanno aiutata in maniera decisiva.
Il mio background di esperienze professionali e personali mi ha portato a creare una mia modalità con la quale divulgare l'importanza del cibo, sotto ogni suo aspetto.

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